Istituzione/nomadismo

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Coordinatore: Davide Mambriani

Nuovo status lavorativo o di vita?

L’uomo è nato nomade, dotato della possibilità di spostarsi per ricercare sicurezza e “climi” favorevoli i quali, una volta individuati, lo hanno spinto a fermarsi: costruirsi un riparo “definitivo”, dare certezza alle fonti alimentari. L’ingegno gli ha poi consentito di “piegare” le caratteristiche ambientali alle proprie necessità e, create le condizioni di comfort, di divenire stanziale: il che significa famiglia, economia, vincoli, legami, lavoro e responsabilità. Fare parte di una comunità tribale significava avere un compito, un ruolo funzionale, essere investiti di responsabilità sociale: oggi diremmo possedere senso civico.

Nella società moderna, al contrario, a fronte della convinzione di vivere in sicurezza e nella certezza di poter disporre di ogni cosa, si è sviluppato l’individualismo: “il sistema” è al nostro servizio e noi non gli dobbiamo nulla! Questo sentimento di rifiuto nei confronti della responsabilità sociale, la crescente sensazione, generica e generale, di schiavitù lavorativa e sociale, la sempre maggiore disponibilità di nuove tecnologie e la possibilità di trasferirsi ove le condizioni di vita siano più favorevoli (es: minor costo della vita) potrebbero essere alla base dell’idea di un “nomadismo post moderno”: lavorativo e personale. Innegabilmente, l’effetto pandemia ha accelerato questi fenomeni e in talune situazioni ha aperto a nuove alternative.

L’evoluzione tecnologica apre all’idea del lavoro nomade

Questo nuovo tipo di nomadismo presuppone, innanzitutto, la padronanza delle tecnologie e dei linguaggi digitali: il nomade digitale è colui che potrà operare da ogni luogo e quando lo voglia. Ma l’idilliaca immaginazione di essere seduti sotto un porticato fronte mare o in una baita fronteggiata dalla vista della Marmolada, che cosa “nasconde”? Quali profili professionali e sociali sono compatibili con il lavoro nomade e quali ricadute psicologiche possono risultarne?

Consideriamo in prima battuta lo status sociale: se il lavoratore ha famiglia, tutti sono con lui e si connettono per tutto ciò che contempla il loro singolo percorso? Dipendono tutti da lui? I figli crescono connessi e non relazionandosi? Sembrerebbe che la scelta del lavoro nomade sia quella ideale per giovani non ancora investiti da responsabilità familiari e per lavoratori maturi gravati solamente da responsabilità post familiari.

Un aspetto rilevante è rappresentato dalle possibili evoluzioni della natura del legame con l’azienda, ovvero se rimanga “saldo” oppure evolva verso un rapporto di tipo consulenziale: il consulente nasce imprenditore di sé stesso e porta il suo contributo a coloro che ne hanno necessità. L’impiegato di aziende piccole, medio-piccole e medie, nella realtà produttiva nazionale rappresenta invece un “patrimonio” dell’organizzazione: in tale realtà ancora non campeggia il primato delle procedure, le quali riducono di fatto la partecipazione all’azienda.

La graduale perdita della componente relazionale e di legame “sentito” con e da parte dell’“azienda”, derivante dall’innovazione, potrebbe dare origine a una sorta di “sharing work” e attivare un meccanismo di facile competizione al ribasso: la diffusione di questa formula lavorativa rappresenterebbe una “opportunità” a favore dell’uomo-lavoratore e della sua “casa comune” oppure un nuovo ingrediente per aumentare la concentrazione del potere?

Per quanto riguarda, poi, le accennate ricadute psicologiche: il lavoratore nomade vede scenari coinvolgenti e mentre lavora non può “usufruirne”: si sentirà meglio o ancora in conflitto con se stesso? Il datore di lavoro, ma il lavoratore stesso, accetteranno in toto l’idea che, durante l’orario di lavoro, si faccia una passeggiata o un bagno al mare perché la produttività sarà migliore, perché la mente svilupperà creatività? Davvero il nomade digitale si sentirà più libero di come si potrebbe sentire tra le mura istituzionali?

Formazione e lavoro nomade

La necessità è quella di investire su élite e talenti (non solo nel lavoro nomade): coloro che sarà più difficile sostituire con algoritmi; mentre la “massa” è destinata a una intensificazione dell’appiattimento, preludente all’esclusione.

La formazione assume il ruolo di variabile strategica personale (non tanto e non solo aziendale) alla quale ricorrere per avere competenze sempre più elevate, per realizzare quel vantaggio competitivo che faccia la differenza. Un processo che racchiude in sé il potenziale mantenimento del proprio rapporto lavorativo con l’azienda, ma anche il rischio-opportunità di una trasformazione dell’individuo verso lo status consulenziale. Il mantenimento del legame con l’azienda potrebbe, da parte sua, essere rappresentato dalla partecipazione a gruppi di lavoro coinvolgenti e ben organizzati. La tendenza alla riduzione dei gradini gerarchici assegna infatti al lavoro di gruppo la valenza di migliore sistema di gestione dei processi aziendali e di costruzione della decisione. La ben condotta gestione del gruppo rappresenta il miglior compromesso nella combinazione tra rigidità delle procedure (algoritmi che tranquillizzano l’organizzazione) e valorizzazione delle plus-varianti positive (che creano valore).

Ne deriva che il principale obiettivo del sistema formativo sia quello di intervenire su individui i quali, sia per investimento personale sia per volontà aziendale, vogliano o debbano crescere nella partecipazione al gruppo e nella gestione del medesimo, anche e soprattutto a distanza. Il manager deve acquisire la capacità di gestire collaboratori che operano a distanza operando a sua volta a distanza.

  1. Il nomadismo lavorativo è possibile per tutti?
  2. Operare da luoghi diversi, lontani, ameni e destrutturati significa acquistare libertà?
  3. Operare a distanza, senza relazione fisica e senza “muri” di riferimento, consente di sentire e mantenere il legame con l’azienda?
  4. Nel nuovo contesto lavorativo, cosa guadagnano e cosa perdono il lavoro e la dimensione privata?
  5. Quali caratteristiche dovrà avere la figura del formatore?
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