Inclusività/selettività

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Coordinatore: Mauro Meda

L’impatto della pandemia ha accelerato una serie di fattori che erano già presenti nel confronto fra persone e organizzazioni e che avranno sempre maggiore impatto nello sviluppo delle nostre comunità. L’obiettivo destinato a diventare prevalente sarà quello di rendere le nostre vite, le nostre attività professionali e le nostre istituzioni sempre più attente ai valori che esse esprimono, in contesti socio-economici che devono acquisire una doppia dimensione globale e locale.

A fronte di una continua trasformazione e di un continuo rinnovamento dei saperi, le due dimensioni si stanno avvicinando per creare nuovo valore socioeconomico. Attraverso il PNRR l’Italia è chiamata a rinnovare le istituzioni, la società e l’economia senza creare fratture fra chi sarà in grado di aggiornare e sviluppare le proprie competenze e chi invece non avrà gli strumenti e le risorse per affrontare questa nuova competizione.

Il termine-concetto di inclusività era nel recente passato considerato radicalmente contrapposto al termine selettività: troppo spesso le organizzazioni, fortemente orientate ai risultati delle trimestrali, all’utile e ai guadagni dell’oggi e poco propense a sposare una crescita e una sostenibilità di lungo periodo, generavano una vera battaglia per la selezione e la gestione dei talenti ed erano poco attente a considerare l’inclusività come una delle skill rilevanti e strategiche.

L’evoluzione della società, l’impatto della trasformazione digitale, la spinta della popolazione, in particolare dei giovani, verso un’economia ecosostenibile forse stanno scardinando la contrapposizione fra selezione e inclusione. Da un lato, questa strada è sostenuta da autorevoli leader mondiali, uno su tutti Papa Francesco che spesso indica la necessità di generare un “capitalismo inclusivo” ponendo l’inclusione e l’accoglienza come “bene collettivo”. Essi considerano l’inclusione una colonna della moderna leadership, in quanto consente di trasformare le risorse umane nella migliore versione di se stesse. Dall’altro lato, sono ancora evidenti nella nostra società le posizioni che tendono a premiare il concetto di appartenenza a centri di potere formali o non formali (élite economiche, classi sociali, gruppi di comando-potere spesso presenti nelle organizzazioni profit e no profit). Queste posizioni fanno della selezione basata sull’appartenenza il valore dominante dell’agire o utilizzano l’inclusione per un’operazione di facciata.

Se dopo la crisi pandemica che da marzo 2020 sta cambiando le nostre vite siamo tutti concordi che “nulla potrà essere uguale a prima”, rimangono ancora senza risposta alcuni quesiti e non sono del tutto delineate proposte concrete per orientare il futuro del pianeta.

Le scelte dei sistemi socioeconomici, delle comunità e delle persone richiedono di ripensare il paradigma inclusione-selezione.

  1. Che cosa si intende per inclusività e selettività?
  2. Sono realmente concetti alternativi?
  3. Esiste una selettività eticamente corretta?
  4. In che modo i formatori e le istituzioni formative possono affrontare la sfida di coniugare inclusività e selettività?
  5. Digital transformation, Intelligenza Artificiale, Green Deal: in che modo cambieranno il rapporto tra inclusività e selettività?

 

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